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Commercio equo e solidale, questo sconosciuto.

Un commercio può essere equo? secondo noi sì, e anche solidale.
Nella pratica attuale quello considerato “commercio tradizionale” è principalmente legato al profitto, ma non solo relativo al reddito delle famiglie che giustamente lavorano nel commercio, ma al profitto abnorme di pochi (circa il 2%), che sono ai vertici delle grandi aziende, perlopiù multinazionali, contro la sussistenza minima (quando va bene) per coloro che compongono il restante 98% (produttori, lavoratori, commercianti al dettaglio, etc).

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OLYMPUS DIGITAL CAMERAIn questo quadro di squilibrio totale, il commercio equo e solidale ha la finalità di spingere il commercio verso una migliore distribuzione delle ricchezze, sia in termini di risorse, sia in termini economici.
Equo, perché in rapporto ai lavoratori, è giusto stabilire un prezzo che permetta loro di vivere e non di sopravvivere, che permetta l’accesso all’istruzione ed all’assistenza sanitaria propria e dei figli, che dia i mezzi per poter lavorare dignitosamente. Ma ancora equo nel rispetto dei diritti dei lavoratori, contro lo sfruttamento del lavoro minorile, a favore di un’agricoltura naturale, biologica, senza metodi invasivi sia per i luoghi di produzione che per la salute di lavoratori e consumatori.OLYMPUS DIGITAL CAMERA
Solidale perché pensiamo che per risollevare le sorti economiche dei Paesi in via di sviluppo (America Latina, India, Africa,…) non bastano delle donazioni “spot” che magari agiscono su un problema temporaneamente, ma serve una politica continua che, sulla base del lavoro giustamente retribuito e di uno sviluppo sostenibile del territorio, possa risollevare l’economia e le condizione di questi paesi, perlopiù ridotte in questo stato dal continuo sfruttamento delle loro risorse da parte dei “colossi” del commercio.
Facendo la scelta del commercio equo, sappiamo su quale idea di giustizia stiamo investendo.

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